In questi giorni è stato lanciato un urgente appello contro l’attacco ad Afrin da parte dell’esercito turco che secondo le ultime notizie [al 11/03/18] starebbe per cingere d’assedio la città. È importante una reazione immediata di solidarietà per sostenere la popolazione che si trova sotto la stretta militare delle grandi potenze mondiali e regionali, per difendere l’esperienza di un processo che ha aperto delle possibilità rivoluzionarie nelle mille contraddizioni imposte dal contesto dello scontro tra forze imperialiste. La resistenza delle YPG/YPJ, dei miliziani internazionali, dei rivoluzionari, della popolazione stessa è stata più salda di quanto si aspettasse lo Stato turco, che sperava in una rapida conquista. Durante la resistenza di Kobanê, tra il 2014 e il 2015, fu fondamentale la solidarietà internazionale, ma fu decisivo il sostegno portato dal territorio dello stato turco da parte della sinistra rivoluzionaria e del movimento curdo del Bakûr. Questa fase importante culminò in due momenti: lo sfondamento del confine da parte di migliaia di attivisti, che impedì l’assedio permettendo il passaggio da e verso Kobanê, e i giorni di insurrezione nel Bakûr.
Questo fu possibile perché molte organizzazioni rivoluzionarie in quel momento riconobbero nel processo in corso in Rojava la possibilità di estendere il processo rivoluzionario all’intera area anatolica e mesopotamica.
Oggi, dopo i bombardamenti nel Bakûr, dove lo stato di emergenza è imposto dal 2015, dopo la repressione, la strategia delle bombe e gli assassinii degli oppositori di questi anni, dopo che lo stato di emergenza è stato esteso a tutta la Turchia in seguito al tentato colpo di stato del 2016, il governo turco ha colpito duramente l’opposizione sociale e la sinistra rivoluzionaria.
Oggi in Turchia c’è un contesto diverso ma c’è ancora un’opposizione alla guerra, anche se la repressione governativa ne impedisce la visibilità, e questa si è recentemente manifestata nelle proteste per l’otto marzo. Ma viene portata avanti anche in altri contesti come ad esempio dagli obiettori di coscienza al servizio militare nell’esercito turco.
Per questo è importante sostenere chi in Turchia continua ad opporsi al governo e alle sue politiche di guerra, sviluppando la solidarietà internazionalista, specie in questo periodo in cui nuove tensioni sembrerebbero annunciare una rinnovata conflittualità tra Turchia e Grecia.
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